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GAUDEAMUS IGITUR
 

Gaudeamus igitur,
juvenes dum sumus,
post jucundam juventutem,
post molestam senectutem,
nos habebit humus.

Ubi sunt qui ante nos
in mundo fuere?
Transeas ad superos
abeas ad inferos,
quod si vis videre.

Vita nostra brevis est,
brevi finietur;
venit mors velociter,
rapit nos atrociter,
nemini parcetur.

Vivat academia,
vivant professores,
vivat membrum quodlibet
vivant membra quaelibet
semper sint in fiore!

Vivant omnes virgines,
faciles, formosae!
Vivant et mulieres
tenerae, amabiles,
bonae, laboriosae.

Vivat et res publica
et qui illam regit!
Vivat nostra civitas
mecenatum charitas,
quae nos hic protegit.

Pereat tristitia,
pereant osores,
pereat diabolus,
quivis antiburschius
acque irrisores.

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INNO DELLA GOLIARDIA 1891
 

Di canti di gioia,

di canti d'amore,

risuoni la vita mai spenta nel cuore,

non cada per essi la nostra virtù.

 

Dai lacci sciogliemmo l'avvinto pensiero,

ch'or libero spazianei campi del vero e sparsa la luce sui popoli fu.

 

Ribelli ai tiranni,

di sangue bagnammo le zolle d'Italia;

fra l'armi sposammo

in sacro connubio la Patria al saper.

 

La Patria faremo coi petti,

coi carmi,

superba nell'arti,

temuta nell'armi,

regina nell'opra del divo pensier.
 

 

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IL BARONE FANFULLA

 

Il barone Fanfulla da Lodi
condottiero di gran rinomanza,           
vien condotto una sera in istanza
da una donna dai facili amor.

Era vergine il prode Fanfulla
ma, alla vista di tanta maliarda,
tirò fuori la casta alabarda,
e con zelo si mise a giostrar.

E cavalca, cavalca, cavalca,
alla fine Fanfulla si accascia;
gli rammenta la bella bagascia:

« Cento scudi mi devi donar! ».

«Vaffancul, vaffancul, vaffanculo! -
le risponde Fanfulla, incazzato. -
Venti scudi di già t'ho donato,
ed il resto lo prendi nel cul! »

Passa un giorno, due giorni, tre giorni,
e a Fanfulla gli prude l'uccello:
«Cos'è mai questo male novello
che natura mi vuole donar? ».

Vien chiamato un dottore di grido,
che gli dice « Mio caro Fanfulla,
qui bisogna amputare una palla
se di scolo non vuoi tu morir!

La morale di quest vicenda si conduce alla legge del menga chi lo ha in culo perciò se lo tenga ed impari ad usare i goldon.

Di rimando la legge del Volga, chi lo ha in culo perciò se lo tolga e lo metta nel culo al vicin.

Bel condottier, bel condottier,
cessa di far la guerra, la guerra, la guerra.
Bel condottier, bel condottier,
cessa di far la guerra e vieni a goder!

GIOVINEZZA
 
Son finiti i giorni lieti
degli studi e degli amori;
o compagni, in alto i cuori,
il passato salutiam.
È la vita una battaglia,
e il cammin irto d'inganni:
ma siam forti, abbiam vent'anni, l'avvenire non temiam.
Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell'asprezza il tuo canto squilla e va.
Stretti stretti sotto braccio
d'una piccola sdegnosa,
trecce bionde, labbra rosa,
occhi azzurri come il mar;
Ricordare in primavera
nei crepuscoli vermigli
tra le verdi ombre dei tigli
i fantastici vagar.
Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell'asprezza il tuo canto squilla e va.
Salve, nostra adolescenza;  
te commossi salutiamo,
per la vita ce ne andiamo,
il tuo riso cesserà.
Ma se un dì udremo un grido
dei fratelli non redenti
alla morte sorridenti
il nemico ci vedrà.
Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell'asprezza il tuo canto squilla e va.     
 
Ehia Ehia alalà


 

 

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